Caulonia

Inizia un viaggio insieme a noi a Caulonia, l’antica roccaforte di Castelvetere, un viaggio nel suggestivo passato della terra di Calabria, tra le rovine di un vecchio castello, affreschi bizantini e palazzi dalle facciate decorate.

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La terra di Calabria è sinonimo di fascino e di mistero e questo anche grazie alla sua antica storia, che la vide teatro di vicende spesso complicate. Alla straordinaria bellezza dei suoi scenari naturali, si aggiunge quella dei suoi siti archeologici e dei borghi antichi, luoghi tutti da scoprire, di cui approfondire la conoscenza, se si vuole comporre correttamente il grande mosaico di un leggendario passato. Caulonia, comune in provincia di Reggio Calabria che si affaccia sulla costa ionica, a 300 m s.l.m. è proprio uno di quei luoghi il cui passato è avvolto da una sorta di enigma, che occorre risolvere, se si vuole interpretare correttamente anche la storia del territorio circostante. Iniziamo col precisare che l’attuale Caulonia non corrisponde all’antica Kaulon, il cui territorio corrisponde invece all’attuale Monasterace Marina.

Nonostante la denominazione del luogo ci conduca ad identificare Caulonia con l’antica colonia magno-greca, i due siti sono due cose diverse: l’antica Kaulon sorgeva nei pressi di Punta Stilo ed era stata fondata dagli Achei; l’odierna Caulonia invece corrisponde all’antica roccaforte di Castelvetere, le cui origini sono presumibilmente bizantine o tardo romane. Il nome della cittadella, probabilmente, è legato al castello normanno che la domina (Castrum vestus). Castelvetere mutò il suo nome in Caulonia nel 1863 a causa di un errore: gli esperti del tempo ritennero che l’antica colonia achea sorgesse nell’area compresa tra i fiumi Allaro e Amusa. Fu l’archeologo Paolo Orsi, qualche decennio dopo, ad individuare l’esatta ubicazione dell’antica Kaulon, smentendo le valutazioni dei suoi colleghi. Nonostante si fosse fatta luce sulla vicenda, non si tornò indietro sulla denominazione della cittadina. Fin dalla sua fondazione, la fortezza di Castelvetere fu la residenza di feudatari, baroni e marchesi che si avvicendarono seguendo il fluire delle vicende storiche. L’ultima dinastia a regnare sulla cittadina fu quella dei Carafa (1479-1806).

Oggi il centro storico appare molto caratteristico, con le sue stradine anguste che si intrecciano e i contorni dell’abitato circondati da dirupi, che danno al borgo le sembianze di una roccaforte, sottolineandone l’origine medievale. Tre sono le piazze principali: piazza Mese, piazza Seggio e piazza Baglio ed esse rappresentavano in passato, rispettivamente il centro religioso, politico e commerciale del paese. Esso possiede al suo interno numerosi frammenti del suo passato che contribuiscono ad esaltare il suo fascino. Segnaliamo ad esempio le quattro porte medievali della cinta muraria: la Porta Pusterla, che è unita alle mura del castello; la Porta Amusa, situata nei pressi dell’omonimo fiume; la Porta di Sant’Antonio o del Salvatore, costruita in arenaria e la Porta Allaro, situata sulla via dell’omonimo corso d'acqua. Esse sono ormai inglobate nel tessuto urbano, ma unitamente ai restanti monumenti antichi sono parte di un prezioso patrimonio storico-artistico.

Numerose sono le chiese presenti nell’antica Castelvetere. Tra di esse citiamo quella dell’Immacolata Concezione, detta anche del Carmine, che custodisce al suo interno il monumento nazionale “Cristo alla colonna”, realizzato dalla lavorazione di un unico pezzo di oleastro; di grande fascino è la Chiesa Matrice, situata in piazza Mese, sul punto più alto del borgo e arricchita, al suo interno, da un bellissimo affresco di epoca bizantina; infine la chiesa del Santissimo Rosario, un tempo sede di un antico convento. A testimonianza dell’antica chiesa di San Zaccaria infine citiamo la presenza di un bellissimo affresco bizantino che ricopriva l’abside sopra l’altare maggiore. Fonti storiche fanno risalire la costruzione di questo “tempio” a un ebreo che si converti al cristianesimo.

Di pregiata fattura artistica sono anche i palazzi signorili, abbelliti da magnifici portali, corti interne, preziosi arredi e incantevoli giardini. Tra le ville private, particolarmente suggestiva è Villa Campisi, con i suoi chiostri e i giardini ricchi di piante ornamentali e officinali.

Singolare è poi la facciata ottocentesca del palazzo Asciutti che con le sue decorazioni in rilievo ricorda lo stile decorativo di molti palazzi della Sicilia Orientale.

Molto utilizzata negli edifici religiosi, nei portali e nei vari elementi del tessuto urbano è l’arenaria, una roccia locale di origine sedimentaria, nelle sue varianti chiara tendente all’ocra e rossa. II materiale doveva provenire da qualche cava locale oggi scomparsa. Ad abbellire il centro storico ci sono anche i bei portali settecenteschi in granito locale bianco, lavorati e decorati secondo il gusto e la maestria degli scalpellini di maestranza serrese.

Purtroppo gli abitanti del bellissimo borgo di Caulonia sono diminuiti notevolmente a causa di vari fattori. Uno di questi è il fenomeno delle esondazioni dell’Allaro che costrinse gran parte della popolazione a trasferirsi nell’area costiera, dando vita al centro di Caulonia Marina. A questo fenomeno si aggiunge anche quello dell’emigrazione in cerca di migliori condizioni lavorative. Nonostante gli spostamenti, gli abitanti di Caulonia ( così come i calabresi in genere) rimangono profondamente legati al proprio territorio e vi ritornano puntualmente nel periodo natalizio e in quello estivo. Sono questi i periodi dell’anno in cui la cittadina risulta particolarmente vivace: mediante eventi di varia natura si riscoprono le tradizioni più antiche, si valorizza il grande patrimonio culturale, storico, artistico e gastronomico di questo suggestivo territorio. Così si cerca di rinsaldare il legame con la terra d’origine e di far vivere ai turisti un viaggio unico nella millenaria cultura calabra.

Tra le varie manifestazioni che animano l’antico borgo segnaliamo soprattutto il Kaulonia Tarantella Festival, un evento che da circa dieci anni, a fine agosto, riesce a calamitare l’attenzione di migliaia di spettatori provenienti da tutta Italia. L’unicità di questo festival consiste nel fatto che non si limita soltanto a proporre l’esibizione di numerosi gruppi di musicisti, ma offre anche l’occasione di avvicinarsi alla tarantella e comprendere la simbologia e i movimenti di questa danza tipica, mediante dei laboratori ad hoc.

di Angela Rubino | 14 settembre 2016

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