Gimigliano

Inizia un viaggio insieme a noi a Gimigliano, la patria di pregiati marmi che hanno adornato monumenti ed edifici storici in Italia e nel mondo.

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Il versante ionico della Calabria sa stupire ed affascinare anche quando si voglia andare alla scoperta di scenari montani. Un valido esempio è rappresentato dalla cittadina di Gimigliano, un Comune di 3.301 abitanti situato ai piedi della Sila Piccola, in provincia di Catanzaro, sul monte San Salvatore, da dove domina la valle del Corace. Tra le caratteristiche del tessuto urbano c’è il fatto di essere suddiviso in due distinte località: Gimigliano superiore, detto “Susu” nel dialetto locale e Gimigliano inferiore, definito “Jusu” dagli abitanti del luogo.

Uno degli aspetti più straordinari di questo territorio riguarda l’ambito geologico. Diversi sono stati gli sudi condotti per la presenza di rocce di diversa origine, natura ed età. Tra di esse il marmo persichino detto “marmo rosa” e una roccia metamorfica detta ofiolite, conosciuta come “marmo verde”, molto comune nel massiccio del Reventino. La natura millenaria di quest’ultimo è stata ipotizzata dallo scienziato e geologo Walter Alvarez, secondo il quale esso si sarebbe originato in occasione della scomparsa dell’Oceano Tetide, in seguito alla collisione della Placca africana con quella euroasiatica.

I marmi di Gimigliano sono sempre stati considerati particolarmente pregiati e sono parte integrante di monumenti ed edifici storici di grande pregio, situati non solo nella vicina Catanzaro e nel suo hinterland, ma anche in altre importanti città d’Italia e del mondo. In marmo verde di Gimigliamo è infatti la pavimentazione della Reggia di Caserta, la scalinata della Chiesa del Gesù di Napoli,il coro d’inverno e nicchie della Basilica di San Giovanni in Laterano e perfino la pavimentazione della piazza centrale di San Pietroburgo.

La storia delle origini di Gimigliano è legata al fenomeno di spopolamento delle coste, avvenuto intorno al IX secolo, per via delle incursioni dei Saraceni. Furono proprio i fuggitivi di origini bizantine che, guidati da Niceforo Foca il vecchio, si rifugiarono sul monte San Salvatore, dando origine ad centro di Gimigliano, un luogo che per sua natura era facilmente difendibile, perché posto su un’altura.

Nei secoli a seguire, la storia di Gimigliano fu quella di feudo dominato dalla casata dei Carafa di Soriano, a partire dalla fine del XV secolo, per poi passare sotto l’egemonia dei Cicala nel 1630, fino all’abolizione della feudalità, stabilita dai francesi nel 1806. Sempre durante la breve parentesi francese al governo del Regno di Napoli, nel 1807, Gimigliano, dopo essere divenuta università del governo di Tiriolo, fu anche data alle fiamme dai francesi di Giuseppe Bonaparte, per avere osato ribellarsi.

Nel territorio di Gimigliano, si trova uno dei punti di rifermento della devozione cristiana calabrese: il Santuario della Madonna di Porto (o di Costantinopoli), situata in una vallata bagnata dal fiume Corace a circa quattro chilometri dal centro abitato. Edificato nel 1947, esso vanta al suo interno delle opere di grande pregio, come il mosaico veneziano raffigurante la Madonna e i “Quattro Evangelisti” e le decorazioni del presbiterio, realizzate con varie tipologie di marmi pregiati tra cui l’alicante di Spagna, il giallo di Siena, l’onice dorato, il marmolit tedesco.

Tra gli edifici di culto presenti a Gimigliano, è degna di nota anche la Chiesa Madre, custode tra l’altro, anche del pregiato dipinto seicentesco raffigurante la Madonna di Costantinopoli, che ha ricevuto la benedizione di papa Paolo VI e di papa Giovanni Paolo II. La chiesa è stata ricostruita nel 1796 dopo essere stata pesantemente danneggiata dal sisma del 1783 e la realizzazione della sua facciata in stile rinascimentale è stata portata a termine nel 1912.

Anche la chiesa di Santa Maria Assunta è custode di opere di pregio e raffinatezza. Tra queste occorre menzionare i due altari e il fonte battesimale in marmo verde di Gimigliano risalenti al XVI secolo e la statua lignea raffigurante San Giuseppe, Patrono della cittadina.

Tra le attività artigianali tipiche del luogo occorre citare la lavorazione del legno e del ferro e la tessitura de cotone, della ginestra e del lino, un’attività che è stata riscoperta anche dai giovani del luogo e la cui applicazione da vita a splendidi capolavori da corredo. A livello familiare, poi, viene praticata la lavorazione e la conservazione di prodotti agricoli di stagione.

di Angela Rubino | 01 dicembre 2018

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